La fragilità.

Al giorno d’oggi si parla molto di fragilità ma pochi sanno davvero cosa sia.

È una dote preservata all’interno di ognuno di noi, ma non tutti decidono di metterla in mostra dinnanzi al mondo, non viene mostrata a chiunque per il semplice fatto che la società non è ancora pronta ricevere a questo lato del genere umano.

La verità è che la fragilità viene vista esclusivamente come una connotazione negativa, soprattutto per l’uomo, perché nella donna invece è falsamente ritenuta una cosa del tutto normale.

La donna può piangere, è normale perché lei non è considerata un individuo forte, mentre se l’uomo dovesse mostrare una pur minima debolezza allora non sarebbe considerato abbastanza virile ed in grado di affrontare situazioni complesse.

L’uomo e la donna devono avere la stessa capacità di mostrarsi deboli, senza aver paura del giudizio di qualcuno che si abbatterà su di loro mostrando cos’è giusto fare, quante lacrime possono realmente versare e persino in quale contesto.

Nel libro “L’arte di essere fragili” Alessandro D’Avenia scrive: «Devo spaccare quell’armatura di paure che impedisce loro di capire che, l’arte da imparare in questa vita non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere come si è, invincibilmente fragili e imperfetti».

Mi ritrovo perfettamente nelle parole dell’autore di questo libro, perché molti individui fin dall’infanzia vogliono imparare ad essere invulnerabili, ma perché invece non si insegna loro il contrario? Perché non gli si insegna che essere sconfitti è una cosa normale, in diversi contesti (ad esempio, nello sport)? O che occorre imparare ad accettare le sconfitte con filosofia?

Per molto tempo sono stata in conflitto con la mia parte vulnerabile, quella parte che non avrei mai voluto mostrare a nessuno, ma con il passare degli anni mi sono resa conto che in realtà tutte queste cose facevano parte della mia unicità, ognuno di noi lo è, perché ognuno prova sentimenti ed emozioni in modo diverso.

Fortunatamente, la visione dell’uomo sta cambiando, a partire dal mondo della musica e dello spettacolo come attualmente tentano di dimostrare Michele Bravi, Achille Lauro e Harry Styles, che stanno sempre di più cercando di abbattere gli stereotipi misogini, mostrando nella loro arte questa fragilità tanto sconosciuta all’uomo.

Sono dell’idea che un uomo consapevole delle sue debolezze vivrà molto meglio rispetto a colui che si nasconde ogni giorno davanti agli altri per essere visto positivamente nell’ambito in cui si trova, perché, come disse Luigi Pirandello: «C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno».

Elisa Pastore

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