emozioni e arte

 

Recentemente ho notato un’amplificazione non trascurabile della mia attrazione verso l’arte moderna che, fin dapprima, avevo reputato a tratti piacevole ma onestamente solo sufficiente per la sua poca struttura artistica e pittorica. Ad ogni modo, per soddisfare la mia voglia di conoscenza a riguardo, ho ascoltato e guardato diversi video di critici dell’arte, studiosi di beni culturali e mostre a tema contemporaneo. Le parole, le immagini dilettevoli che ai miei occhi ed orecchie si proponevano, non erano nulla a confronto di ciò che fugacemente viaggiava nella parte più creativa della mia coscienza.

Concretizzando per voi lettori quello che astrattamente vedevo realizzato sotto forma di idea, vi chiedo di immaginare una scatola nera con delle rientranze lunghe a forma di mano, che si ripetono molteplici volte per tutta l’area visibile. Queste figure oppressive tentano in qualche modo di acchiappare ciò che immobile ed impassibile regna sulla realtà al centro dell’opera: un uomo di marmo (come nelle maestose sculture di Agelada), che con sguardo perduto ci trasmette un forte senso di irrequietezza e paura, che si conclude con la miglior estetica di un sorriso perfetto; l’uomo sa che l’ansia, i suoi più remoti segreti e l’odio che nutre nei confronti degli stessi, stanno cercando in tutti i modi di attaccarlo, costringendolo in una fortezza scura: la sua anima.

L’opera si chiamerebbe “paura di se stessi”, una filosofica versione della ricerca del proprio Io in chiave artistica.

Andrea Pavani, 3C

 

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