CASO DENISE PIPITONE, COSA C’È DA SAPERE

La scomparsa di Denise Pipitone è un fatto di cronaca relativo ad una minore italiana avvenuto il 1º settembre 2004 a Mazara del Vallo, in  provincia di Trapani.  La bambina, che all’epoca aveva quasi quattro anni, sparì mentre si trovava nei pressi della casa della nonna materna. La stampa e l’opinione pubblica ritengono, in virtù degli indizi noti in merito alla vicenda, che ad aver commesso o commissionato l’omicidio della piccola o ad aver consegnato la bambina a terzi siano state Anna Corona e sua figlia Jessica, con la complicità di una cerchia di amici di famiglia e parenti della Corona (non mancherebbero figuri che orbitavano nella malavita o membri dell’arma). Le due, al 2021, non son state imputate per alcun crimine, ma il caso è ritornato alla ribalta. Questo rinnovato interesse – che non è mai venuto meno negli anni – potrebbe condurre verso la risoluzione definitiva del caso, dopo anni di depistaggi, inquinamento di prove, false testimonianze ed elementi e piste tralasciati dagli inquirenti. La mattina del 1º settembre 2004 Denise Pipitone, bambina nata il 26 ottobre 2000 da Piera Maggio e Pietro Pulizzi, ma riconosciuta da Toni Pipitone, è scomparsa da Mazara del Vallo, dove abitava, mentre inseguiva un suo cuginetto davanti a casa in compagnia della nonna  alle 11:45 è stata vista l’ultima volta da una zia sul marciapiede in strada. L’allarme della scomparsa è stato dato quello stesso giorno.

Oggi è scattata un’ispezione dei carabinieri della sezione investigazioni scientifiche, del comando provinciale di Trapani e della stazione di Mazara del Vallo, nell’abitazione in via Pirandello 55 in cui viveva Anna Corona, ex moglie di Pietro Pulizzi, papà biologico della piccola Denise, e mamma di Jessica Pulizzi, la sorellastra finita sotto processo e assolta nei tre gradi di giudizio. Ma al termine dell’ispezione, non sarebbero state trovate tracce di un qualche rilievo: i Vigili del fuoco e i Carabinieri del Ris sono stati al lavoro fino alle 20.15 nell’edificio, cercando anche con le carte del catasto alla mano, eventuali segni di lavori di muratura fatti negli ultimi anni. Controlli anche nel garage e in una botola, con un pozzo, ma come si apprende anche qui l’esito è stato negativo.

Alla base dell’accertamento di oggi, voluto dal procuratore capo Vincenzo Pantaleo e dai sostituti Roberto Piscitello e Giuliana Rana, una segnalazione, non anonima, che indicava agli investigatori alcune notizie ritenute “molto interessanti. Impegnati da ore sul luogo, i carabinieri, sulla base di alcune segnalazioni, insieme a vigili del fuoco e al gruppo Speleo Alpino Fluviale provinciale, hanno verificato se nella casa siano stati fatti lavori edilizi e l’esistenza di una stanza in cui potrebbe essere stata nascosta la piccola Denise. Piantine catastali alla mano, gli investigatori hanno perlustrato l’appartamento per capire se su un muro ci siano segni di intonaco più recente o tracce di una stanza murata.

Questa mattina, Frazzitta aveva dichiarato che non ci sono “ancora novità sul Dna e sugli altri esami a cui si è sottoposta Olesya Rostova e stiamo aspettando un riscontro da un momento all’altro!”. Ieri il tono delle parole del legale era stato però del tutto diverso, anche per mettere pressione al Primo Canale russo accusato di speculare sulla storia della piccola bambina siciliana scomparsa e sulla richiesta di aiuto della ventenne russa rapita da bambina: “Avevamo chiesto non il DNA, solo il gruppo sanguigno, cosa che potevano inviare tramite un sms o su whatsapp, ma invece non è arrivato nulla, motivo per cui non parteciperemo alla trasmissione. Speravamo di poter accelerare i tempi e avere l’esito delle analisi ”. Cosa che non è stata. Il resto, è cronaca.

 

Articolo a cura di: Luca Guastafierro & Dafne LeRose

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