Omofobia. Quando la discriminazione è in famiglia!
Qui leggerete il nostro articolo sulla difficile situazione di alcune persone che subiscono la discriminazione per scelte sessuali diverse nella loro stessa famiglia durante la “detenzione” dovuta al Covid!
Sofia Casella, Edoardo Porro
Famiglie discriminatorie e Omofobia
Recentemente si sta assistendo a molti episodi discriminatori nei confronti di persone normalissime, solo e solamente perché amano e vivono la loro vita come desiderano, molto spesso, il vero problema si manifesta proprio nel luogo più sicuro apparentemente dove si vorrebbe sentirsi a “casa”, cioè in famiglia.
Vita in quarantena con i genitori omofobi
Durante la pandemia, molte persone sono dovute tornare a casa dalle proprie famiglie, quando invece, stare sempre fuori abitazione, è una vera e propria necessità. Non a caso ci sono stati una miriade di episodi per nulla piacevoli, ma che rimangono nell’ombra, e vengono taciuti da problemi più attuali o urgenti, anche minori, ma che hanno la precedenza.
QUI RIPORTATI, ALCUNI AVVENIMENTI
Sam, ballerino 23enne di Birmingham, nel Regno Unito, ha raccontato alla BBC di non avere avuto altra scelta che tornare a vivere dai suoi genitori, di fede cristiana e dalla mentalità molto chiusa. Dopo che il tour inglese a cui lui stava partecipando con la sua compagnia è stato interrotto, Sam ha preso questa decisione nonostante si trovi in seria difficoltà, in quanto non può essere pienamente sé stesso essendo un ragazzo gay «bloccato in isolamento con degli omofobi».
«Mia madre dice che l’omosessualità è una malattia malvagia e che il diavolo mi ha fatto diventare gay – ha raccontato il ballerino – Prega ogni giorno ad alta voce che io venga liberato da questo peccato e che mi possa trovare una moglie».
Sam ha fatto coming out con i suoi genitori mentre era all’università, già sapendo di non dover mai più vivere con loro: sua madre e suo padre, infatti, non l’hanno presa bene e le cose non sono cambiate nel tempo. «Quando ho iniziato a lavorare in una compagnia teatrale – aggiunge Sam – mio padre mi ha avvertito di fare attenzione agli omosessuali. Sono qua da loro solo a causa di questo periodaccio… in pratica, sto solo sopportando gli abusi».
Un’altra cosa che sottolinea Sam è che la comunità LGBT+ si è completamente dimenticata delle persone nella sua situazione. «Vedo ogni giorno persone sui social vivere la loro miglior vita, facendo video di workout casalinghi, videochat di gruppo – spiega il ballerino – ma non realizzano che ci sono persone che faticano a sopravvivere.. ma non a causa del Coronavirus, ma a causa della propria sessualità» e dalla detenzione verrebbe da aggiungere…
Situazione simile la sta vivendo Nicki, marketing assistant 19enne di Londra, che ha subito outing da parte di un’amica lo scorso Gennaio. La madre e il suo partner l’hanno presto “invitata” ad andare ad abitare altrove, riaccogliendola in casa solo a seguito di una improvvisa diagnosi di scarsa salute mentale. Per Nicki, la situazione lavorativa era perfetta per non incontrare la propria famiglia: uscire la mattina presto, di casa, e rientrare tardi la sera. «Vivere con la mia famiglia omofoba è come avere dei vicini di pianerottolo che non ti piacciono: non ci parli e vai avanti con la tua vita – racconta alla BBC – Cercavo di spendere più tempo possibile fuori casa ma, da quando è stato indetto il confinamento, tutto è cambiato. Non mi viene permesso nemmeno di assaggiare lo stesso cibo che mia madre e il suo partner mangiano. Il partner di mia madre parla di me come se io non esistessi: dice che sono disgustosa e spera che io non gli trasmetta la mia omosessualità». Insomma, una malattia contagiosa!!! Verrebbe da ridere se non fosse che il fatto è accaduto ed accade costantemente.
CACCIATI DI CASA PERCHÈ GAY
Francesco così si chiama il ragazzo che ad appena 18 anni è stato cacciato di casa perché gay.
“Ho paura che i rapporti omosessuali siano una minaccia per la società in quanto contribuiscono alla diminuzione delle nascite”, “i gay e le lesbiche non dovrebbero rivelare ai loro genitori la propria omosessualità, per non farli soffrire troppo” queste sono solo alcune delle affermazioni che fanno emergere il grado di omofobia che c’è ancora ai giorni nostri.
Nel caso di Francesco, appunto, è stata la madre, una cinquantenne separata, a cacciarlo di casa con tanto di ufficiali giudiziari e Carabinieri da lei stessa inviati.
Un’altra storia è quella di Malika una ragazza lesbica 22enne di Firenze. E’ stata protagonista di un evento a dir poco doloroso che negli ultimi giorni ha attirato l’attenzione dei media.
E’ stata brutalmente cacciata di casa dai propri genitori, con i quali ha sempre avuto un buon rapporto, fino al coming out.
La ragazza aveva deciso di raccontare alla sua famiglia (madre, padre e fratello maggiore) tramite una lettera di essere omosessuale e innamorata di una ragazza. Per tutta risposta è stata riempita di insulti e minacce. “Sei uno schifo, lesbica, se ti vedo t’ammazzo. Non mi portare a casa quella p*** perché le taglio la gola, sei la rovina della nostra famiglia”, le avrebbe risposto sua madre su WhatsApp.
Tre giorni dopo essere stata cacciata, Malika aveva provato a tornare a casa accompagnata dai Carabinieri, e tuttavia i genitori non hanno voluto saperne di accoglierla.
In soccorso le associazioni LGBT+
Nonostante l’attuale emergenza mondiale, le associazioni per il supporto LGBT+ continuano a svolgere nel miglior modo possibile il proprio lavoro. «Nelle ultime settimane abbiamo ricevuto un enorme volume di telefonate da parte di molti giovani» racconta Lucy Bowyer, direttrice dell’associazione AKT ( Albert Kennedy Trust ), che supporta e aiuta giovani senzatetto appartenenti alla comunità LGBT+. Anche in Italia, le associazioni offrono il proprio supporto tramite una telefonata, uno scambio di mail o una chat, come il Circolo Culturale Omosessuale “Mario Mieli” nato nel 1983 con sede a Roma e che tutt’ora aiuta per l’informazione di malattie sessualmente trasmissibili e la rivendicazione dei diritti civili delle persone arcobaleno, e invitiamo coloro che soffrono di problemi legati alle discriminazioni di informarsi e fare riferimento alla loro Raimbow Line.